Farsopoli 10 anni dopo

Pochi giorni fa mi trovavo presso gli studi di una rete televisiva locale e, durante una pausa pubblicitaria, un’ ospite tirò in ballo il discorso Calciopoli: “Il 99% delle persone non ha capito niente di quello che è successo”. Non sono d’accordo sulla percentuale, ma una cosa è sicura: la stragrande maggioranza delle persone ha un’ idea parziale, incompleta e spesso distorta dei fatti realmente accaduti dall’ estate 2006 in poi. Oggi, a pochi giorni dal decennale del più grande scandalo calcistico dei tempi moderni, proviamo a riviverne i tratti preponderanti nella speranza di fare finalmente un po’ di chiarezza

Calciopoli

Nel 2005 il pm Raffaele Guariniello di Torino imbastisce un’ indagine chiamata “Offside”, nel’ambito della quale riceve centinaia di migliaia di intercettazioni telefoniche; l’indagine Offside si conclude con un nulla di fatto, ma la procura decide di inviare tali intercettazioni alla FederCalcio poichè considerate comunque interessanti; non si sa come, ma il 2 maggio del 2006 le trascrizioni di alcune di queste intercettazioni vengono pubblicate sui giornali e raccontano di contatti “intimi” tra dirigenti calcistici e i vertici del settore arbitrale, finalizzati ad esercitare pressioni al fine di ottenere trattamenti di favore nei confronti delle proprie squadre di riferimento.

Nonostante le intercettazioni coinvolgano svariati protagonisti collegati a diverse squadre, il grande accusato è Luciano Moggi, allora Direttore Generale della Juventus, al centro della stragrande maggioranza delle intercettazioni pubblicate: da esse emerge l’immagine di vero e proprio “Padrino” del calcio italiano, che sfruttava il proprio “potere” per pilotare le designazioni arbitrali e, di conseguenza, alterare il risultato delle gare del campionato di calcio di serie A nella stagione 2004-2005.

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L’ex-direttore generale della Juventus, Luciano Moggi

Lo scandalo cresce giorno dopo giorno, alimentato da continue pubblicazioni di nuove intercettazioni che dominano le prime pagine dei quotidiani: Moggi chiedeva arbitri specifici per le partite della Juventus (e non solo), i sorteggi erano truccati (palline più o meno calde permettevano di scegliere quella “giusta”), Moggi aveva chiuso a chiave l’ arbitro Paparesta nello spogliatoio dello stadio Granillo di Reggio Calabria dopo un Reggina-Juventus in cui il malcapitato fischietto si era permesso di assegnare un rigore inesistente a favore dei padroni di casa…

Nel giro di pochi giorni si dimettono i vertici del calcio italiano (Franco Carraro, presidente FIGC e Adriano Galliani, presidente di Lega nonchè dirigente dell’ AC Milan), la dirigenza juventina (composta dallo stesso Moggi, dall’ amministratore Antonio Giraudo e dal presidente Roberto Bettega) rimettono il mandato nella mani dei soci, vengono travolte (anche se in misura minore) altre squadre di serie A come Milan, Fiorentina, Lazio e, più tardi, Reggina. La tesi è quella di una vera e propria associazione a delinquere, una cupola con a capo Luciano Moggi, ordita per alterare i risultati del massimo campionato.

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Il procuratore sportivo Stefano Palazzi

Nel giro di poche settimane il procuratore Stefano Palazzi imbastisce un procedimento, battezzato dai media “Calciopoli“, che, con la spada di Damocle dell’ UEFA che esigeva l’elenco delle squadre da iscrivere alle prossime competizioni europee, si svolse a tempo record, terminando con svariate condanne: Milan, Lazio, Fiorentina e Reggina ottennero diversi punti di penalizzazione, che tuttavia consentirono loro di iscriversi al prossimo campionato di Serie A; la Juventus, invece, si vide sottratto lo scudetto 2004-2005 (quello relativo alle intercettazioni) e quello appena vinto del 2005-2006 (non oggetto di indagini), subì la retrocessione in Serie B e si vide anche comminare diversi punti di penalizzazione da scontare nella stagione successiva.

L’ unica squadra (tra le cosiddette “grandi”) a non essere coinvolta dallo scandalo è l’ Inter, la quale, attraverso il suo presidente Massimo Moratti, richiede a gran voce l’assegnazione d’ufficio dello scudetto 2005-2006 come risarcimento morale per essere stati gli unici ad agire con onestà e correttezza, ottenendolo.

Raccontata così sembra la classica favola in cui il lupo cattivo viene catturato e abbattuto, mentre l’innocente Cappuccetto Rosso può finalmente vivere felice e contenta. Ma è andata veramente così?

Come si arriva a Calciopoli?

“La Juve ruba”, “La Juve paga gli arbitri”, “Agnelli corrompe gli arbitri con le FIAT”. Tifo Juve dal 1978 (da quando avevo 4 anni) e sento queste cose almeno dal 1980. Però sono abituato a distinguere le chiacchiere da bar dai fatti concreti, e per far sì che le prime entrino a far parte della seconda categoria si rendono necessari alcuni piccoli dettagli non trascurabili chiamati prove.

Il procedimento sportivo dell’estate 2006 è basato, come detto sopra, su alcune intercettazioni telefoniche arrivate prima sul tavolo del pm Guariniello di Torino e poi nei cassetti della Federcalcio di Roma. Ma la domanda è: come sono arrivate queste intercettazioni?

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Marco Tronchetti Provera, presidente Telecom dal 2001 al 2006

Dal lavoro di un’ agenzia di investigazioni private chiamata Polis D’ Istinto e dalle sue società controllate WCS e SRA, di proprietà di tale Gabriele Cipriani,  attore protagonista del cosiddetto Scandalo Telecom-Sismi insieme a Giuliano Tavaroli, allora a capo della security di Telecom. Lo stesso Tavaroli ha più volte ribadito, in svariate interviste rilasciate a televisioni pubbliche,  di aver ricevuto ordini precisi da parte di Massimo Moratti (allora presidente dell’ Inter) e Giacinto Facchetti (allora vice-presidente dell’ Inter) di spiare Luciano Moggi.

Per comprendere appieno la relazione tra Inter e Telecom, va ricordato che lo sponsor tecnico dell’ Inter (fin dal 1992) è Pirelli, il cui amministratore delegato è Marco Tronchetti Provera, il quale, oltre ad essere un grande tifoso interista e ottimo amico di Massimo Moratti, dal 2001 a settembre 2006 è anche presidente Telecom. L’ Inter, quindi, sfruttò l’amicizia con i vertici di Telecom per usufruire dei servizi del suo personale (Tavaroli, appunto), a cui commissionò attività di spionaggio illecito nei confronti di proprio calciatori, arbitri e concorrenti.

I baffi del Tenente Auricchio

171 mila intercettazioni arrivano tra le mani del tenente colonnello Auricchio, in servizio a Napoli (così come il p.m. Giuseppe Narducci che imbastì il procedimento) ; il tenente Auricchio, col suo team di collaboratori, ne trascrisse 3mila, evidenziando le più “interessanti” sulla base di “baffi” colorati messi sui brogliacci accanto alle telefonate: verdi, poco interessanti; gialle, interessanti; rosse, molto interessanti.

CALCIOPOLI: DIFESA MOGGI CHIEDE TRASCRIZIONE 75 TELEFONATE
Il tenente colonnello Attilio Auricchio

Il 27 ottobre del 2008, durante la requisitoria per il rito abbreviato di Antonio Giraudo (ex amministratore della Juventus), il p.m. Narducci, di fronte alle accuse di favoritismo nei confronti di altre squadre, replicò sdegnato dicendo che “Piaccia o non piaccia, non c’è traccia di telefonate a carico dei dirigenti dell’ Inter”.

Il procedimento sportivo

Nel giugno del 2006 prende il via il procedimento sportivo; il mondo del calcio viene affidato al Commissario Straordinario Guido Rossi (ex-dirigente finanziario dell’ Inter) e un collegio giudicante deve esprimersi su uno scandalo che ha devastato il calcio italiano e indignato l’opinione pubblica, la quale richiede a gran voce pene severe ed esemplari; alcuni quotidiani nazionali, in particolar modo la testata giornalistica milanese La Gazzetta dello Sport, alimentano il clima continuando a pubblicare in maniere incontrollata stralci di nuove intercettazioni che emergono con frequenza quotidiana.

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Guido Rossi, ex dirigente Inter e commissario straordinario FIGC nel 2006

Il procuratore sportivo Stefano Palazzi, valutando gli elementi probatori a propria disposizione, enuncia le proprie richieste: per la Juventus, principale beneficiaria delle malefatte di Luciano Moggi, viene configurato il reato di illecito sportivo, con conseguente retrocessione in un campionato minore. Ma che cos’è un illecito sportivo?

Illecito sportivo

L’ 11 giugno del 2005, presso lo stadio Ferraris di Genova, va in scena Genoa-Venezia, valevole per l’ultima giornata del campionato di Serie B. E mai “va in scena” fu espressione più azzeccata, perché quella partita si rivelò, di fatto, truccata.

Il Genoa, dopo 10 anni di assenza dalla massima serie, aveva bisogno di una vittoria per avere la certezza della promozione e di fronte si trovava il Venezia ultimo in classifica; si, ma perché rischiare? Ecco allora che Enrico Preziosi (presidente del Genoa) si fece pizzicare da un’ intercettazione telefonica sospetta col presidente del Venezia Dal Cin, ecco che il portiere Lejsal del Venezia, migliore in campo, venne inspiegabilmente sostituito all’ intervallo, ecco che la partita in questione si concluse col rocambolesco punteggio di 3-2 a favore del Genoa. Poco tempo dopo, per finire, il dirigente del Venezia Giuseppe Pagliara venne fermato dai Carabinieri nei pressi della sede della Giochi Preziosi Spa in possesso di una busta (intestata al Genoa CFC) contenente 250.000 euro in contanti.

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Enrico Preziosi, presidente del Genoa FCF

Le motivazioni addotte dalle parti (“era l’anticipo per l’ acquisto del calciatore Maldonado”) non vennero considerate credibili e il Genoa non solo non ottenne la promozione in Serie A, ma venne addirittura retrocesso in Serie C. Ecco, spiegato con un esempio reale, in cosa consiste un illecito sportivo.

Il cambio delle regole

Ma i comportamenti di Luciano Moggi, così come emerso dalle intercettazioni a suo carico, configurano illecito sportivo? Bella domanda. Il giudice sportivo Piero Sandulli, parte integrante del collegio giudicante, intervistato in merito anni dopo, disse di no: i comportamenti di Luciano Moggi configuravano una violazione all’ art.1 del codice di giustizia sportiva, quello che impone ai tesserati di “comportarsi secondo i principi di lealtà, correttezza e probità in ogni rapporto comunque riferibile all’attività sportiva”, ma in nessun modo potevano configurare un vero e proprio illecito sportivo. I giudici, pertanto, si ritrovarono ad esaminare un’ impianto accusatorio che richiedeva le pene previste dall’ illecito sportivo, ma le cui evidenze non lo intercettavano affatto.

Logica vorrebbe, di conseguenza, che venisse preso atto della situazione e comminata una pena congrua con la violazione accertata. E invece no. Considerato che in base agli articoli presenti nel codice il massimo della pena che si sarebbe potuta applicare consisteva in una penalizzazione in punti (che avrebbero comunque consentito alla Juventus, che aveva appena vinto il campionato con largo vantaggio) di iscriversi al prossimo campionato di Serie A, il collegio giudicante decise di creare un articolo ex-novo.

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Il giudice Piero Sandulli, membro del collegio giudicante di “Calciopoli”

Per quanto possa sembrare inconcepibile e contrario a qualsiasi elementare norma del diritto, venne creato un nuovo reato a procedimento in corso: il cosiddetto illecito strutturato, che configurava esattamente i comportamenti di Luciano Moggi e prevedeva, manco a farlo apposta, come pena la retrocessione in serie minore.

“Non so se è penalmente rilevante quel tipo di frequentazione di Moggi, ma è violazione dell’ articolo 1. E’ l’illecito strutturato che non esisteva, è stato introdotto da noi”. [cit. Piero Sandulli]

A nulla valse il rumoroso abbandono del collegio giudicante da parte dell’ ex-giudice sportivo Giuseppe Benedetto, che scrisse una lettera aperta al commissario Guido Rossi in cui dice esattamente così: “E’ stato il processo più importante della storia del calcio italiano e non è stato possibile riscontrare neanche una singola partita truccata, neanche un tentativo di truccarla. Caro Rossi, perché non diciamo davvero le cose come stanno e che non si è riusciti a trovare nulla?».

La condanna

Una della figure più tristemente note della vicenda Calciopoli è il legale della Juventus, l’ avvocato Cesare Zaccone, il quale è passato alla storia per aver chiesto la “retrocessione con penalizzazione”: agli occhi degli antijuventini, questa presa di posizione è la prova provata della colpevolezza bianconera, da alcuni erroneamente confusa col termine (assolutamente fuori luogo) di patteggiamento.

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L’avvocato Cesare Zaccone, legale difensivo della FC Juventus

Il realtà Zaccone non poteva fare altro. Il ruolo del legale di difesa in un procedimento sportivo è già di per sè un ruolo ingrato, poichè, a differenza di un procedimento ordinario, è l’accusato a dover dimostrare di essere innocente e non l’accusatore a dimostrare che è colpevole; secondariamente il legale si trovò a dover difendere il suo assistito senza avere nemmeno la possibilità di esaminare le intercettazioni (non c’era tempo, bisognava chiudere in fretta per evitare sanzioni UEFA) o di portare testimoni a proprio carico; per concludere, si ritrovò a difendersi da un’ accusa che configurava un reato (scritto il giorno prima, ma non è importante) che prevedeva la retrocessione, senza alcuna possibilità di contestarla. Cosa avrebbe potuto fare?

Il 25 luglio 2006 la Corte Federale giudicò, tra gli altri, Luciano Moggi colpevole (a causa di un’ unicità ed esclusività di rapporti con i vertici arbitrali) di aver ordito un’associazione a delinquere finalizzata all’alterazione del campionato di serie A e la Juventus, per responsabilità oggettiva, si vide rimossi gli ultimi 2 scudetti vinti sul campo e retrocessa in Serie B con penalizzazione

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Il commissario Guido Rossi (ripeto, ex-dirigente dell’ Inter) assegna lo scudetto vacante (definito “scudetto degli onesti”) all’ Inter in quanto prima squadra tra le non coinvolte nello scandalo, e, poco dopo, abbandona il suo incarico in FIGC per diventare presidente Telecom (si , proprio da dove tutto è iniziato) al posto dell’ uscente Marco Tronchetti Provera. Per contro, la Juventus (abbandonata dagli sponsor e senza gli introiti derivanti dalla partecipazione alle successive due edizioni della Champions League) è costretta a smantellare una squadra che aveva dominato gli ultimi 2 campionati e consegnato gran parte dei suoi giocatori alle nazionali di Francia e Italia che avevano, poche settimane prime, disputato la Finale dei campionati mondiali di calcio.

Nel mentre la Juventus inizia una faticosa risalita verso il calcio che conta sbuffando tra i polverosi campi di provincia nel campionato cadetto, l’ Inter acquista a prezzo di saldo Ibrahimovic e Viera (dalla stessa Juve) e domina il campionato italiano per 4 anni, nei quali (anche e soprattutto a seguito della cessione dello stesso Ibrahimovic al Barcellona per 50 milioni di euro + il cartellino di Samuel Eto’o) costruisce una squadra vincente che raggiunge il proprio culmine con la vittoria della Champions League del 2010.

Il processo ordinario

Nel 2008 partì il processo penale presso il Tribunale di Napoli: un procedimento ordinario, a differenza di quello sportivo, concede agli imputati alcune garanzie giuridiche come, ad esempio, esaminare i capi d’accusa. Fu così che il team dell’ avvocato Nicola Penta, legale di Luciano Moggi, potè finalmente “sbobinare” tutte le 171mila intercettazioni disponibili (e non solo quelle segnalate dai baffi di Auricchio) e far emergere, udite udite, diverse intercettazioni tra i vertici arbitrali e i dirigenti dell’ Inter, nella persona dell’ ex-presidente (nel frattempo defunto) Giacinto Facchetti.

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Giacinto Facchetti, ex vice-presidente dell’ Inter

La rivelazione cambiava radicalmente lo scenario: dopotutto ricordo che la condanna di Luciano Moggi venne emessa anche in relazione all’ “unicità ed esclusività dei rapporti” tra lo stesso Moggi e i vertici arbitrali; lo stesso giudice Sandulli, intervistato in merito, dichiarò di non aver mai avuto a disposizione quel materiale, ma che, se lo avesse avuto,  “avremmo avuto al tavolo degli inquisiti un altro gruppo di soggetti”.

Considerato queste nuovo materiale, anche il procuratore Palazzi ritenne opportuno rivedere la propria posizione in merito, non potendo far altro, però, che constatare l’ intervenuta prescrizione. Certo, se tale materiale fosse stato portato all’attenzione degli inquirenti nel 2006 sarebbe stato tutto diverso, ma il colonnello Auricchio, chissà per quale motivo, lo ritenne “non pertinente”.

Conclusione del processo ordinario

Il processo ordinario, articolato nei consueti 3 gradi di giudizio, si è concluso nel 2015 ed ha raggiunto le proprie conclusioni dopo 7 anni di interrogatori, udienze, perizie e valutazioni. Che sono le seguenti:

  • Luciano Moggi è stato condannato per associazione a delinquere: non è stata riscontrata alcuna prova dell’effettiva alterazione delle gare, ma il solo fatto di aver distribuito ad arbitri e dirigenti arbitrali delle SIM svizzere criptate (non intercettabili) dimostra che aveva indetto una rete illecita di comunicazioni non consentite.
  • Il campionato 2004-2005 è regolare: pur avendo accertato l’esistenza di un tentativo di alterazione delle gare da parte di Moggi, non esiste tuttavia alcuna prova che questo tentativo sia effettivamente andato a buon fine.
  • La Juventus è totalmente estranea ai fatti: la società viene riconosciuta estranea ai comportamenti di Luciano Moggi e, in virtù di questa estraneità, vengono rigettate tutte le richieste di risarcimento avanzate dalle società che si erano costituite parte civile

Per i più coraggiosi, è possibile consultare le motivazioni integrali qui.

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Teresa Casoria, giudice del processo ordinario presso il Tribunale di Napoli

A seguito di queste sentenze (ribadisco: sentenze di un tribunale ordinario dello Stato italiano, non chiacchiere da bar, nè conclusioni affrettate di un collegio sportivo che cambia le regole in corso), la società Juventus, nella persona del nuovo presidente Andrea Agnelli, ha presentato una richiesta di risarcimento danni di 444 milioni di euro alla FIGC e all’ Inter. Ancora oggi nessun organismo federale si è dichiarato competente in materia.

Conclusioni

Oggi sono trascorsi 10 anni da Farsopoli e alcune cose sono cambiate, altre molto meno: Luciano Moggi è stato radiato dal calcio e non ricopre più alcun ruolo in nessuna squadra italiana; i vertici federali ed arbitrali sono completamente rinnovati; la Juventus, al termine della faticosa risalita iniziata dal campo del Rimini in Serie B, ha appena celebrato il quinto scudetto consecutivo; le avversarie, staccate in classifica di 10, 20, 30, 40 punti, inneggiano ancora allo scandalo e ai favoritismi arbitrali.

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Tutto dimenticato, quindi? Niente affatto: Farsopoli rappresenta la più grande truffa della storia dello sport italiano, se non mondiale.

Si è costruito un processo farsa su prove parziali e ottenute in modo illecito, si è inventato un reato su misura per l’imputato, si è punito i soggetti coinvolti con una disparità senza precedenti: il tutto per affossare una squadra (troppo) vincente e favorire un’ altra squadra, i cui collegamenti con Telecom, Polis D’Istinto e il Commissario Guido Rossi sono troppo palesi per essere derubricati a mere coincidenze.

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E’ vero, da Farsopoli sono trascorsi 10 anni, ma sono stati 10 anni di insulti ed umiliazioni per 11 milioni di tifosi etichettati come “ladri” da chi, senza alcuna vergogna, ha goduto di successi illegittimi in virtù di un’ infondata onorificenza di “unici onesti”, da chi ha esultato per le proprie passeggere vittorie intonando “vinciamo senza rubare” e che ancora oggi sbeffeggia i tifosi juventini al grido di “mai stati in B”.

E’ vero, da Farsopoli sono trascorsi 10 anni, ma nonostante questo mi tocca sentire ancora infinite battute sugli arbitri, gente ancora convinta che Moggi chiudeva gli arbitri negli spogliatoi (fatto smentito in fase processuale),  che la Juventus è stata condannata in tutti i processi (non è vero: quello sportivo l’ha condannata, quello ordinario l’ha scagionata), che le vittorie di quegli anni sono arrivate perchè “compravate gli arbitri (quando invece nessuno ha mai potuto riscontrare illecito sportivo.

E’ vero, da Farsopoli sono trascorsi 10 anni, ma finchè continueranno ad esistere certi individui che si ostinano a distorcere i fatti, che insistono a sputare in faccia all’ orgoglio di 11 milioni di tifosi, alla storia, alla Verità… finchè tutto questo continuerà ad esistere e non si avrà il coraggio e il senso di responsabilità di rivalutare i fatti, i misfatti e le colpe oggettive di tutti i protagonisti dell’ estate più calda della storia del calcio italiano, finchè non verrà riabilitato il nome e l’onore di una squadra e di tutti coloro che l’amano…. fino a quel momento, per me e per tanti altri, Farsopoli sarà oggi.

E non vi permetteremo di insabbiare i fatti. Un’ altra volta.

Autore:

Sandro Nardo

4 pensieri riguardo “Farsopoli 10 anni dopo

  1. “Considerato queste nuovo materiale, anche il procuratore Palazzi ritenne opportuno rivedere la propria posizione” vale a dire : l’unica squadra ad aver EFFETTIVAMENTE violato l’art.6 indovinate qual è? Bravissimi! Proprio la Prescrittese!!! Ancora oggi quando lo racconto agli intertristi (che non lo sanno) mi guardano come fossi un alieno…

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  2. a me fa ancora male,e quando spiego queste cose a dei cervelli malati che non riescono a capire quanto fa 1+1,a volte divento mooolto aggressivo,voglio giustiziaaaaaaaaaaa!!!!!!!

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